NUOVI MODELLI E PROPOSTE PER GESTIRE LO SPORT IN TEMPO DI CRISI

di Luca Ciuffoni (del 26/10/2012)



IL PANATHLON DI PESARO IN AIUTO ALLO SPORT IN CRISI
Tanta partecipazione al convegno sulla gestione dello sport in periodi di crisi


PESARO- La Sala del Consiglio Provinciale di Pesaro è riuscita a mala pena a contenere i partecipanti al convegno “Nuovi Modelli e proposte per gestire lo sport in periodi di crisi” organizzato dal Panathlon Club di Pesaro insieme al Coni di Pesaro e Urbino e con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport della Provincia di Pesaro e Urbino. Hanno partecipato tanti addetti ai lavori, figure di spicco dello sport, locale e non, attirati dalla tematica di grande attualità che il Club presieduto da Alberto Iaccarino ha voluto trattare. E proprio il Presidente Iaccarino ha introdotto e coordinato l’evento in rappresentanza anche del Presidente del Panathlon International Giacomo Santini.
Tutti hanno ringraziato il Panathlon di Pesaro per la grande utilità dell’iniziativa, a partire dalle autorità Massimo Seri, Assessore Provinciale allo Sport, e Luca Ceriscioli, Sindaco di Pesaro. La loro introduzione ha subito focalizzato il tema, perché anche se nello sport le cose sembrano andare avanti, i problemi non sono per niente risolti e non ricevono purtroppo la giusta attenzione, nonostante lo sport sia un elemento fondamentale della società.
Il primo metaforico sassolino nello stagno lo ha lanciato il presidente del Coni provinciale Alberto Paccapelo che ha esplicitamente chiesto un forte finanziamento pubblico per sostenere il mondo dello sport, un mondo che rischia di scomparire nonostante coinvolga 34 milioni di italiani e 95.000 società sportive e che ha peso anche nel Pil e nel risparmio per le spese sanitarie del paese.
Tra i conferenzieri il primo a prendere la parola è stato il Prof. Nicola Porro dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Il Prof. Porro ha mostrato i vari modelli di finanziamento allo sport presenti in Europa. Si è partiti dal modello scandinavo, basato sul sostegno diretto dello stato, a quello francese diretto all’associazionismo, fino al modello liberista anglosassone dove si finanziano più che altro campagne di sensibilizzazione. Il modello italiano non è mai cambiato e ora fa fatica a reggersi perché il mondo è cambiato. È arrivato dunque il momento di cambiare.
Sul come cambiare ha provato a rispondere l’Ing. Giovanni Palazzi, Presidente e A. D. di StageUp Srl Bologna. L’Ing. Palazzi ha proposto alcune mosse, come rendere lo sport più consapevole dei suoi valori come la salute, l’educazione, l’ambiente, la socialità e il territorio. Bisogna “vendere lo sport” in modo diverso, proponendo idee e non striscioni pubblicitari. E soprattutto bisogna valorizzare i volontari che si spendono tanto nelle società sportive, il cui valore purtroppo non viene adeguatamente riconosciuto.
Con il Dott. Carlo de Cicco, Responsabile area Progetti e Fundraising di LILA, sono stati introdotti alcuni modelli di raccolta fondi come il crowd funding. De Cicco ha portato l’esempio di LILA (Lega Italiana Lotta all’Aids) che sta spostando la sua attenzione in Europa o anche in Oriente per il reperimento di fondi.
Infine l’esempio de crowd funding è stato approfondito dal Dott. Marcello Zeppa, Professore a contratto di Comunicazione di Impresa a Scienze della Comunicazione dell’Università di Urbino “Carlo Bo”. Il crowd funding è una strategia di marketing usata addirittura da Barack Obama e che si basa sul chiedere donazioni in modo capillare attraverso una collaborazione di rete.
Le conclusioni del convegno sono state affidate al Dott. Enrico Prandi, Ex Presidente della Lega Basket Serie A. Prandi si è prima congratulato con il Presidente Iaccarino per l’ottima iniziativa culturale del Panathlon di Pesaro e poi sottolineato che lo sport non può più reggersi sui mecenati e sui fallimenti. Un primo aiuto deve arrivare sicuramente dallo Stato, magari con delle defiscalizzazioni. Le società sportive devono essere aiutate, ma devono fare anche la loro parte valorizzando ancor di più il volontariato sportivo e aprendo le porte a nuove professionalità. Infine, deve diventare dominante nella società il concetto che lo sport è un patrimonio, un bene comune che deve essere preservato.




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